sabato 1 Aprile 2023
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Retribuzioni: JobPricing-InfoJobs, in calo livello soddisfazione italiani

L'indice di soddisfazione medio è sceso rispetto al 2021 da 4,4 a 4,1, aggravandosi nelle categorie di lavoratori con stipendi più bassi come gli operai o chi lavora nel Centro o Sud e Isole

Se lo scorso anno i giudizi sono stati più indulgenti, nel 2022 i livelli di soddisfazione degli italiani nei confronti della propria retribuzione tornano a calare. Il protrarsi della pandemia ha presumibilmente normalizzato la situazione di crisi e, in concomitanza con l’inizio della ripresa economica, i lavoratori hanno probabilmente smesso di sentirsi più fortunati solo per il fatto di ‘avere uno stipendio’. A dirlo l’Osservatorio JobPricing che, in collaborazione con InfoJobs, indaga il livello di soddisfazione degli italiani nei confronti del loro pacchetto retributivo.

La ricerca è stata effettuata su oltre 2000 lavoratori dipendenti con una survey online focalizzando l’attenzione su 6 dimensioni: equità (sono pagato il giusto rispetto al mio ruolo e rispetto agli altri); competitività (sono pagato in linea col mio valore di mercato); performance e retribuzione (sono pagato in proporzione al mio contributo individuale); trasparenza (capisco e ho chiari i criteri di politica retributiva del mio datore di lavoro); fiducia e comprensione (condivido i criteri di gestione delle retribuzioni della mia azienda); meritocrazia (le ricompense vanno davvero a chi se le merita).

L’indice di soddisfazione medio è sceso rispetto al 2021 da 4,4 a 4,1 (-7,5%), aggravandosi nelle categorie di lavoratori che percepiscono retribuzioni più basse come gli operai o chi lavora nel Centro o Sud e Isole. I lavoratori che esprimono un giudizio positivo sono solo il 40%, in calo rispetto al 46% del 2021. Al contrario, il 30% dei rispondenti dichiara che si sarebbe aspettato un trattamento economico migliore vista la ripresa di quest’anno. Il totale degli insoddisfatti passa dal 34% al 60% nel 2022 e il 18% di questi dichiara che, visto il periodo, va bene anche se quest’anno non hanno guadagnato di più.

le donne meno soddisfatte degli uomini

Le lavoratrici sono generalmente più insoddisfatte degli uomini in tutte le dimensioni osservate. La soddisfazione generale è di 4,3 per gli uomini contro 3,6 per le donne, ovvero il 16% in meno. Particolarmente di rilievo è la differenza sull’indice di meritocrazia, in cui per le donne si arriva ad un punteggio di soddisfazione di 2,7, ovvero il 27% in meno rispetto agli uomini. Le donne risultano anche l’11% meno fiduciose degli uomini riguardo a un miglioramento della propria retribuzione per l’anno in corso.

Non conta solo lo stipendio: il people care sempre più centrale

“Il Salary satisfaction report – commenta Erica Delugas economista e responsabile Osservatorio Jobpricing – quest’anno ha evidenziato che i sentimenti d’insoddisfazione degli intervistati sono stati particolarmente forti nei casi in cui i lavoratori non si sono sentiti supportati dalle proprie aziende, sia perché si aspettavano un aumento che non è avvenuto che perché non hanno avuto alcun appoggio in un periodo difficile come quello della pandemia. Questa evidenza non deve sorprendere, anzi. Date le grandi trasformazioni nell’organizzazione del lavoro e delle persone che la pandemia ha portato con sé, non poteva essere altrimenti. Se l’anno scorso, con l’inizio della situazione emergenziale e il blocco dell’occupazione, si era registrato un sentiment diffuso per il quale in un momento di forte crisi avere uno stipendio rendeva di per sé soddisfatti, con l’inizio della ripresa, questa percezione è andata scomparendo. Il cambio di paradigma nella percezione del lavoro e della sua organizzazione ha fatto sì che il people care, inteso come benessere fisico e mentale dei lavoratori, sia diventato sempre più centrale.

“La tendenza – commenta – che negli ultimi vent’anni ha visto un crescendo dell’importanza degli elementi non monetari dei pacchetti retributivi, i cosiddetti intangibili, ha avuto una ulteriore conferma, diventando sempre più fondamentale. Con le loro risposte, i lavoratori hanno decretato la necessità di forme di sostegno diverse dal solo stipendio, e che quando queste mancano e le loro aspettative sono disattese si genera una forte insoddisfazione, che può portate ad innescare un processo di progressiva diminuzione del loro engagement nei confronti del lavoro“.

grandi dimissioni e yolo le punte avanzate di un’insoddisfazione diffusa

“Per quanto – sottolinea Federico Ferri, senior partner JobPricing – non ci si possa aspettare in un contesto difficile come quello attuale, un livello di soddisfazione elevatissimo per quanto riguarda la retribuzione, i dati ci confermano come la pandemia abbia sostanzialmente accelerato il cambiamento nel rapporto delle persone con il lavoro e come stiamo emergendo, in modo più forte rispetto al passato, esigenze nuove che le aziende non possono ignorare. Fenomeni come ‘le grandi dimissioni’ o la yolo (you only live once) generation sono le punte avanzate di una insoddisfazione diffusa che coinvolge tutti gli aspetti del rapporto tra persone e aziende, e che richiede un profondo ripensamento della ‘proposta di valore’ collegata ai sistemi di reward e più in generale ai sistemi di gestione delle persone. Il ruolo delle risorse umane in questo contesto si conferma centrale, soprattutto nel mettere a disposizione delle aziende politiche strutturate che siano capaci di sostenere la motivazione delle persone”.

“A due anni dall’emergenza sanitaria – osserva Filippo Saini, head of job di InfoJobs – che ha profondamente influenzato il contesto economico sociale e lavorativo, le persone e le aziende si trovano ancora una volta davanti a uno scenario incerto. Una situazione che ha portato i lavoratori a profonde considerazioni e riflessioni interiori, soprattutto in riferimento al work-life balance. Secondo quanto emerso dalla survey Salary satisfaction 2022, la ragione economica è la prima motivazione per la quale si tende rimanere fermi, anche in una situazione che non permette il giusto bilanciamento tra vita privata e lavoro”.

“Ascoltando – aggiunge – le oltre 4500 aziende iscritte alla nostra piattaforma, siamo convinti che fattori come la formazione continua, il welfare, i percorsi di crescita diventino sempre più fondamentali per attrarre, ma soprattutto trattenere i talenti all’interno delle aziende. Attraction&retention è infatti il tema che gli esperti hr vedono come centrale per questo 2022: secondo una nostra recente indagine, ben il 41,1% lo dichiara come priorità dell’anno in corso”.

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