martedì 21 Marzo 2023
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Università: laureati meridionali che migrano al Nord guadagnano di più

Il rapporto Almalaurea: le donne più motivate all'Università ma meno pagate sul lavoro. Tra i residenti nel Sud si sposta il 49,8% degli occupati uomini rispetto al 43,0% delle donne

Laureate più motivate e intraprendenti, laureati più occupati e pagati. È quanto emerge dal rapporto ‘Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali’ realizzato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, e che è stato presentato oggi nella Sala dell’VIII Centenario Università di Bologna, dal direttore di AlmaLaurea Marina Timoteo alla presenza del Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa. Nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia.

gli uomini laureati guadagnano di più delle donne

In termini retributivi si conferma il vantaggio a favore degli uomini. In particolare, a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più: tra i laureati di primo livello 1.374 euro per le donne e 1.651 euro per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente 1.438 euro e 1.713 euro. L’analisi della professione svolta a cinque anni dalla laurea mostra che sono soprattutto gli uomini a occupare professioni di alto livello, ossia di tipo imprenditoriale o dirigenziale (2,2% tra le donne e 3,9% tra gli uomini) e a elevata specializzazione, ossia per cui è richiesta almeno una laurea di secondo livello (61,7% tra le donne e 63,6% tra gli uomini); inoltre, i dati analizzati evidenziano anche alcuni meccanismi di ereditarietà della professione tra genitori e figli, in particolare maschi.

le donne più studiose, sul lavoro confermato gender gap

Le performance universitarie, in termini sia di regolarità negli studi sia di voto di laurea, sono migliori per le donne (concludono gli studi in corso il 60,2% delle donne, rispetto al 55,7% degli uomini; il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 103,9 e 102,1/110).

Quanto agli esiti occupazionali sono confermate le note differenze di genere, nel breve e nel medio periodo, per le diverse possibilità di inserimento nel mercato del lavoro e di valorizzazione professionale. Il tasso di occupazione registra percentuali a vantaggio degli uomini: tra i laureati di primo livello a cinque anni dal titolo pari all’86% per le donne e al 92,4% per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente pari a 85,2% e 91,2%. La pandemia ha poi tendenzialmente ampliato i differenziali di genere, soprattutto in termini di tasso di occupazione. Inoltre, a 5 anni dal titolo, in presenza di figli il divario di genere si amplifica ulteriormente.

Gli uomini risultano avvantaggiati anche rispetto ad alcune caratteristiche del lavoro svolto: per loro maggiore lavoro autonomo (a cinque anni dal titolo 7,5% per le donne e 11,6% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 20,2% e 21,8%, rispettivamente, tra quelli di secondo livello) o alle dipendenze con un contratto a tempo indeterminato (64,5% per le donne e 67,4% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 52,2% e 59,1% tra quelli di secondo livello); per le donne, invece, più contratti non standard, ossia principalmente alle dipendenze a tempo determinato (17,0% per le donne e 12,2% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 18,9% e 11,5% tra quelli di secondo livello) anche perché occupate, più degli uomini, nel settore pubblico (35,8% e 28,4% tra i laureati di primo livello; 24,4% e 16,5% tra quelli di secondo livello). Settore in cui, a tal proposito, i tempi di stabilizzazione contrattuale sono notoriamente più lunghi in molteplici ambiti, tra cui, ad esempio, quello – tipicamente femminile – dell’insegnamento. Le donne, infine, dichiarano livelli di efficacia della laurea nel lavoro svolto più elevati di quelli degli uomini: 68,0% e 61,7% tra i laureati di primo livello e 69,2% e 67,7% tra quelli di secondo livello a cinque anni dal titolo.

tra i residenti nel Sud si sposta il 49,8% degli occupati uomini rispetto al 43,0% delle donne

La migrazione per motivi di studio dei meridionali è più intensa per gli uomini rispetto alle donne (23,6%, +2,9 punti percentuali rispetto al 20,7% delle donne), anche se negli anni più recenti il divario di genere è andato via via attenuandosi. Il livello di istruzione della famiglia di origine condiziona tale fenomeno: si spostano di più i laureati meridionali che provengono da contesti culturalmente più favoriti. È però interessante evidenziare che nelle famiglie più favorite non si rilevano differenze di genere nelle scelte di mobilità, mentre nei contesti meno favoriti sono soprattutto gli uomini a spostarsi (+3,7 punti percentuali). Anche la mobilità per lavoro è una caratteristica peculiare dei residenti nel Mezzogiorno e degli uomini. Il fenomeno riguarda in particolare lo spostamento dal Mezzogiorno verso il Nord o, a prescindere dalla residenza, verso l’estero. A cinque anni dal titolo, tra i residenti nel Mezzogiorno, si sposta il 49,8% degli occupati uomini rispetto al 43,0% delle donne (+6,8 punti percentuali). Nelle aree del Centro e, soprattutto, in quelle del Nord la mobilità per lavoro è più contenuta, seppur più frequente tra gli uomini.

La mobilità lavorativa verso l’estero è relativamente più diffusa tra gli uomini (5,8% rispetto al 3,8% delle donne). A prescindere dalla destinazione, la mobilità lavorativa si associa a livelli retributivi più elevati. In particolare, i laureati residenti nel Mezzogiorno che si sono trasferiti al Nord percepiscono una retribuzione mensile netta più elevata, non solo di coloro che risiedono e lavorano nel Meridione (+18,3%), ma anche di quanti risiedono e lavorano al Nord (+2,3%). Allo stesso tempo, alla mobilità lavorativa si associano differenziali di genere più contenuti, pur sempre a favore della componente maschile.

Infatti, tra i residenti nel Mezzogiorno che lavorano al Nord il differenziale retributivo tra uomini e donne è pari al 14,8%, mentre sale per chi lavora nella propria ripartizione geografica di residenza: 21,5% tra i laureati del Mezzogiorno e 16,7% tra quelli del Nord. Tra i laureati dei percorsi Stem si evidenzia una maggiore mobilità per motivi di studio e di lavoro.

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