A ragionare su un tema caldo Biagio Mazzotta, Antonello Colosimo, Roberto Napoletano, Gianfranco Verzaro e Nino Foti
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È tema caldo dentro e fuori dalle stanze di governo il recovery fund ed è protagonista della quarta sessione tematica di #UNLOCK_IT, seconda edizione di SUDeFUTURI, Annual meeting della Fondazione Magna Grecia, che si tiene da oggi all’11 dicembre in diretta streaming dal Palazzo dell’Informazione di AdnKronos, in piazza Mastai a Roma.
Introdotti dal giornalista e direttore di SUDeFUTURI magazine Alessandro Russo e dalla giornalista, scrittrice e strategist Paola Bottero e moderati dal direttore del Quotidiano del Sud Roberto Napoletano, il ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta, il giudice della Corte dei Conti Antonello Colosimo e Gianfranco Verzaro, presidente Bancoper’s Club Bnl e consigliere di amministrazione della Fondazione Magna Grecia, con in studio il presidente di FMG, Nino Foti.
Mazzotta: Recovery Fund occasione che il paese non può perdere

Spiega l’obiettivo e il perimetro di intervento della pioggia di miliardi in arrivo il ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta, per il quale “l’utilizzo efficace ed efficiente delle risorse del Recovery fund è un’occasione che il Paese non può perdere. Bisogna individuare le priorità del Paese. Non si tratta semplicemente di spendere le risorse ma di farlo in maniera tale che allo stesso tempo ci siano delle misure, delle riforme, che permettano il cambio di passo del Paese”. Il lavoro è stato fatto e si continua a fare, “tra dicembre e gennaio arriverà a conclusione” assicura, sono state individuate “le linee guida, le ipotesi. I progetti ovviamente si stanno definendo, da presentare poi alla Commissione, che poi li deve approvare”, quindi la strada – conferma – è tracciata.
Per molti versi, spiega, si tratta di un cammino nuovo e con strumenti nuovi perché “a differenza infatti dei fondi strutturali il Recovery non andrà a rendicontazione ma a cronoprogramma con target e risultati stabiliti da raggiungere entro un certo periodo di tempo”. E le risorse – sottolinea – “arriveranno se rispetteremo questo cronoprogramma. È un nuovo meccanismo”. La Ragioneria dello Stato darà un supporto alle amministrazioni, ci sarà una piattaforma unica di afflusso di dati e informazioni che dovrà essere alimentata dalle amministrazioni e sarà messa a disposizione della struttura di governance, formata dai ministeri e dalla struttura di missione che si sta ipotizzando”.
E proprio questo – la struttura di missione o task force – il nodo centrale del dibattito politico e della discussione che si è sviluppata oggi nella prima giornata del II Annual meeting SUDeFUTURI. “È chiaro che la responsabilità primaria dell’attuazione dei progetti è dei ministeri. Sono loro che devono tirare le fila, sono loro che hanno proposto il progetto. Il progetto viene assentito e poi lo dovranno attuare. La struttura di missione deve supportare i ministeri nel corso dell’attuazione, ma la vera attuazione è dei ministeri” assicura Mazzotta.
Colosimo: il vero problema è la capacità di spesa

“È il terzo grande intervento che l’Italia vive dopo il piano Marshall e la costituzione della Cassa per il Mezzogiorno” ricorda il giudice della Corte dei Conti, Antonello Colosimo “e non arriva non dopo una guerra, ma come se ci fosse stata una guerra”. Sulla governance, spiega il giudice, le norme parlano chiaro, spetta all’amministrazione. E la Corte dei Conti in questo svolge i compiti di magistratura della finanza pubblica. In più, il il decreto CuraItalia ne ha rafforzato ruolo e poteri, dandole anche capacità di controllo mentre gli interventi si svolgono. “Per mia cultura e per mia formazione sono sempre a favore del rafforzamento e della valorizzazione delle amministrazioni e delle strutture pubbliche” chiarisce, pungolato sul ruolo e il peso della task force attualmente in discussione, “anche le strutture che vengono costituite devono coordinarsi con le amministrazioni. Laddove ci sono ostruzioni o difficoltà ha senso realizzare delle strutture, ma devono essere unità agili”. Da altro punto di vista, aggiunge, è fondamentale affrontare “il vero problema del nostro Paese che è la capacità di spesa, che non si risolve con la costituzione di strutture o sovrastrutture, strutture di missione o task force che dir si voglia” puntualizza Colosimo, che a proposito di contenitori obsoleti annuncia che la Corte dei Conti ha appena liquidato la Stretto di Messina.
Verzaro: la task force non risolve alcun problema


Dubbi sulla task force vengono sollevati anche da Gianfranco Verzaro, ai vertici di Bnl e nel cda della Fondazione Magna Grecia. “Con questa task force si rischia di fare l’ennesima pedalata per poi accorgersi di essere su una cyclette e non su una bicicletta. Questo governo, alla fine dello scorso anno, ha approvato una norma che dava opportunità di capitalizzazione alle piccole e medie imprese italiane, che sono oltre il 99% a livello nazionale, dando la possibilità ai fondi pensione e alle casse professionali, che a disposizione hanno circa 300 miliardi, di investire sui mercati internazionali. Ma ancora non si vede l’inizio di questa attività. Quindi vuol dire che ci sono risorse che non vengono calcolate. E poi c’è il risparmio, che non viene impiegato. Nelle banche è cambiato qualcosa, ma vent’anni fa, quando sono state invitate a fare finanza, che non crea ricchezza, la distribuisce”. Per questo, spiega Verzaro, “la task force non risolve alcun problema. E chi fa la parte della Cenerentola sono le persone, che vengono connotate o come consumatori o come dipendenti, dunque costi aziendali o persone da rimproverare perché non consumano. E ogni azienda non potendo svilupparsi, per far quadrare il bilancio, taglia il personale per ridurre i costi e riducendo i costi, riduce la capacità di spesa, dunque il sistema economico si avviluppa su se stesso. O c’è un cambio di rotta, o è difficile essere ottimisti”.
Napoletano: qui ci vuole una missione trasversale

Dipendenti, consumatori, elettori che sono persone – ricorda Napoletano, sollecitato dal direttore Alessandro Russo – fotografate nella loro condizione di difficoltà dal rapporto Svimez, “secondo cui la disoccupazione al Sud è del 27%, al Nord del 9%. I “paria” non esistono nell’analisi economica, qui ci vuole una missione che taglia trasversalmente le sei missioni che il governo ha individuato. De Gasperi era trentino, ma ha individuato come orizzonte delle manovre economiche la “coerenza meridionalista”, che vuol dire che tutti gli interventi in conto capitale, cioè non assistenziali, che creano sviluppo, dovevano andare in questa direzione. Questi mesi andavano usati per aprire un dibattito pubblico, che non è un problema di budget. Abbiamo bisogno di un approccio politico. È un tema economico, sociale e civile”.
Foti: ci vuole un nuovo Piano Marshall

Un disastro che per il presidente di FMG, Nino Foti, mette radici nella riforma del Titolo V della Costituzione, che ha creato una serie di competenze condivise e concorrenti, che spesso terminano in contenziosi. “L’Italia è ancora divisa in due. Nonostante tanti interventi, tanti governi di centrodestra come di centrosinistra, ci ritroviamo nella stessa situazione. Qui deve esserci un piano Marshall vero, dobbiamo immaginare di essere in un’altra Italia. Ma se non torna la politica, è impossibile. Come dopo la seconda guerra mondiale, è necessario che ci si metta a programmare insieme con l’obiettivo di avvicinare il Sud al resto d’Italia e l’Italia al resto d’Europa. E qui arriviamo al tema del nostro incontro, cioè investire sul capitale sociale, sulla ricerca, sulle intelligenze e sulla cultura, tuttavia straordinariamente assenti dalle attuali bozze di intervento”.