Riflessione iniziale sulle sfide che il futuro riserva e sulle strade per trasformarle in opportunità: a confronto Nino Foti, Carlo Borgomeo, Adriano Giannola, Antonio Padellaro, Antonella Polimeni e Paolo Mieli
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Parte con una sessione tematica sulla “Necessità della Ripartenza” SUDeFUTURI #UNLOCK_IT, il II Annual meeting di Fondazione Magna Grecia, che dal 9 all’11 dicembre convoca eccellenze della scienza mondiale, studiosi, grandi firme del giornalismo, magistrati, economisti, imprenditori e rappresentanti delle organizzazioni di categoria per discutere del futuro che verrà. Gli eventi, tutti trasmessi in live streaming dal Palazzo dell’Informazione di AdnKronos, sono visibili sui canali social della Fondazione e di SUDeFUTURI, con interventi coordinati dal giornalista e direttore dell’omonima rivista Alessandro Russo e dalla giornalista, scrittrice e strategist, Paola Bottero.
foti: italia divisa in due

È il presidente di Fondazione Magna Grecia, Nino Foti a rompere il ghiaccio. “L’Italia – afferma – è ancora una volta divisa in due. Lasciare il Sud fuori, il Mezzogiorno fuori, significa rinunciare al rilancio non solo di quest’area ma dell’intero Paese”. A rispondere, con interventi moderati dal giornalista e saggista Paolo Mieli, il giornalista Antonio Padellaro, la neorettrice dell’Università La Sapienza, Antonella Polimeni, il presidente della Fondazione “Con il Sud” Carlo Borgomeo e il numero uno di Svimez, Adriano Giannola.
padellaro: la seconda ondata ci vede boccheggiare
“Abbiamo con grade difficoltà superato la prima ondata, la seconda ci vede boccheggiare, siamo tesi e pessimisti. Una terza ondata, come viene prevista, non sarebbe possibile da sopportare. Il mio auspicio è di essere preparati a tutto” fa notare Padellaro, che tuttavia punta il dito sulla classe dirigente di un “Paese fuso”, definizione che si deve a Giannola, altro ospite della prima sessione. “Di questo motore fuso fa parte il governo che non riesce a elaborare un progetto credibile, anche se con economia digitale ed economia verde almeno abbiamo una cornice. Ma vogliamo parlare di chi amministra le regioni del Nord e del Sud? Conosciamo alcuni presidenti di regione perché fanno parte dell’intrattenimento satirico. Vogliamo parlare di Confindustria, che mi sembra ormai occupata unicamente a difendere il proprio particolare e l’interlocuzione con le altre forze mi sembra assente. I sindacati, abbiamo un sindacato del Pubblico impiego che sta lanciando una mobilitazione per il rinnovo del contratto di categoria. Vogliamo parlare dei giornali? Non mi sembra che stiamo dando una mano”. Per Padellaro, c’è un problema di selezione di classe dirigente e in questo un ruolo lo ha avuto anche il blocco delle università
polimeni: il covid ha prodotto nuove disuguaglianze
Una considerazione in parte condivisa da Antonella Polimeni, neorettrice dell’Università “La Sapienza”. “Il Covid – sottolinea – ha prodotto nuove disuguaglianze e ha acuito quelle esistenti. Basta guardare i dati Istat, soprattutto al Sud e soprattutto per quel che riguarda l’occupazione femminile e giovanile. Da rettrice di una grande università, posso dire che bisogna lavorare perché gli atenei tornino motori di sviluppo, tutore delle pari opportunità e volano per ridurre disuguaglianze soprattutto nel diritto allo studio, perché l’università deve essere nuovamente l’ascensore sociale che è stato. La crisi può essere un’opportunità per rifocalizzare l’attenzione su ricerca, formazione e sul Servizio sanitario nazionale.”
borgomeo: rafforzare il capitale sociale
Per Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con Il Sud, il problema è in primo luogo la confusione sugli strumenti per rilanciare il Paese e sulla capacità della Pubblica amministrazione, ancora tutta da verificare, di saper spendere le grandi risorse messe a disposizione. Ma le task force, afferma, non possono essere una soluzione “perché con i ministeri perderanno tempo a regolare i conti fra loro”, dovrebbero avere un ruolo di “sostegno intelligente e non di sostituzione”. Necessarie e urgenti – sostiene – sono dunque ammodernamento e digitalizzazione della pubblica amministrazione. E il Sud, aggiunge, deve essere faro del rilancio, per il quale sono almeno tre le priorità. “Il primo punto è sicuramente il rafforzamento del capitale sociale. Sud non potrà mai sviluppo senza capitale sociale, investimenti sulla scuola, sulle periferie, sull’inclusione sociale. Punto secondo, investimenti sulla ricerca. Il Sud ha un numero di ricercatori molto basso e questo ha grandi effetti sia sul sistema produttivo e consentirebbe a molti talenti di rimanere al Sud o di venire al Sud. La ricchezza, la crescita e lo sviluppo si fanno con il capitale umano. Punto terzo, mobilità interna dell’area”. Per Borgomeo si tratta di un tema tanto sottovalutato come strategico, perché – sottolinea – è impossibile pensare che un territorio si possa sviluppare se i collegamenti interni sono estremamente difficoltosi e non solo quelli verso Roma e il Nord.
giannola: il paese ha il motore fuso

“C’è un’idea di base di manutenzione di un Paese che ha il motore fuso” denuncia invece il presidente di Svimez, Adriano Giannola. “Non siamo ancora tornati ai livelli del 2007 come redditi dell’Italia nel suo complesso. Se guardiamo al resto d’Europa, che rispetto al 2007 è avanti del 15%, con questa pandemia crolliamo a 30 punti di distanza. Il Paese è in caduta libera da 20 anni. Un governo che si rispetti dovrebbe dire quale idea ha del Paese e perché ce l’ha, ma non c’è la capacità o il coraggio di esplicitare questa idea”. Per Giannola, l’Europa ha aperto la strada per uscire da questa grande crisi, ma adesso si deve scegliere quale risposta dare perché l’Italia è ad un bivio. Il Paese è diviso, ci sono “Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, con le satelliti attorno come Piemonte e Toscana, che però sono in crisi profonda” che si sentono Mittel-Europa, la cosiddetta Terza Italia, il centro, che è già Sud, e il Mezzogiorno. Sul tappeto ci sono due risposte possibili, “una cinica e una da Magna Grecia”. La prima, spiega “è facciamo correre Milano anche a costo di rallentare Napoli. Questo è il suicidio del Paese Italia, che sta avvenendo da 20 anni e si sarebbe accelerato con l’autonomia rafforzata”. La risposta da Magna Grecia passa invece – sostiene – per il recupero del ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione Europea come potenza del Mediterraneo. “Il tema è geopolitico ed è il Mezzogiorno. L’italia senza Mezzogiorno nel Mediterraneo fa ridere. O capiamo che il baricentro è quello, o continueremo a perdere Pil”. Per Giannola, “il Sud è stato ghettizzato e depredato e questo lo sta pagando anche il Nord. L’austerità espansiva, il modello dal 2011 in poi, ha distrutto l’Italia e non ha portato neanche a tornare al 2007”. Puntare al rilancio del Sud, conclude, “significa rispettare la Costituzione, garantire i diritti civili e sociali in tutto il Paese, fare perequazione” ed è “fondamentale perché significa investire sul futuro anche e soprattutto per il Sud”.
L’Italia? una piramide al contrario


Le riflessioni finali sono affidate al presidente di Fmg, Nino Foti che suggerisce “L’italia è una piramide al contrario con gli scarsi in cima. È necessario investire su cultura, ricerca e innovazione per puntare sul futuro. Il motore del Paese è realmente fuso e l’Italia è appunto ancora una volta divisa in due e non ci si rende conto ancora una volta che se non parte questa parte vitale che rappresenta un terzo, 20 milioni di abitanti, il Paese non sarà interessante per i mercati che devono comprare e vendere”. Ma per il presidente di FMG “isolare questa parte del Sud non serve a nessuno e in una fase come questa è necessario fare in modo che ci sia sviluppo vero su tre direttrici di investimento: capitale umano, sistema educativo e universitario così da fare in modo che 65mila di giovani dal Mezzogiorno non emigrino per continuare il percorso formativo in giro per l’Italia o addirittura per il mondo, dando le loro competenze ad altri Paesi con investimenti di capitale umano fatti però dal nostro Paese”. Ma è amara la conclusione: “Sta mancando l’intelligenza per tracciare la strada di quello che il Paese dovrebbe fare e la tristezza è che abbiamo sei ministri del Sud”.
