Il punto sulle proposte di rilancio con Giovanna Casadio, Paola Bottero, Francesca Moraci, Giorgio Spaziani Testa, Carlo Pietrobelli e Nino Foti
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Si parla di spazio, quello della mente e quello fisico, reale per riscrivere i codici dell’innovazione e individuare la strada per il futuro e “sbloccare il motore inceppato del Paese” nel quinto e ultimo panel della prima giornata di SUDeFUTURI, Annual meeting della Fondazione Magna Grecia, dal 9 all’11 dicembre in diretta streaming dal Palazzo dell’Informazione di AdnKronos, in piazza Mastai a Roma.
Introdotti dalla giornalista, strategist e scrittrice Paola Bottero, intervengono fra collegamenti in streaming e presenze in studio, Giovanna Casadio, firma di Repubblica, Francesca Moraci, consigliera di amministrazione del gruppo Fs, Carlo Pietrobelli, direttore del dipartimento di Economia di Roma 3 e l’avvocato Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.
Moraci e le città: va cambiato il paradigma del vivere
Francesca Moraci in collegamento Carlo Pietrobelli in collegamento
Sollecitata dalla giornalista Giovanna Casadio, ragiona sul paradigma di città e sulle sfide, che la realtà digitale da una parte e sulla concentrazione di popolazione dall’altra, propongono, Francesca Moraci. “Abbiamo un contrasto fra l’impronta ecologica rispetto alla concentrazione di popolazione in un’area così limitata. Va considerata la condizione di futuro a cui dobbiamo tendere e questo su un doppio aspetto, uno di carattere metodologico generale per l’uso di determinati fondi che abbiamo a disposizione, ma dall’altra parte anche per rispondere alle problematiche di un sistema insediativo reale. Il nostro contesto è un arcipelago di piccole realtà, borghi, insediamenti a fronte delle 14 città metropolitane che non hanno tutte le medesime condizioni. Se noi modificassimo il nostro stile di vita secondo l’Europea Green Deal, noi dovremmo pensare ad una città che ha spazi ravvicinati”. Ma questo – spiega – implica “infrastrutture materiali e immateriali. Ma dobbiamo parlare anche di divari, anche di divari urbani. Mi riferisco alle condizioni Nord/Sud, come ai ranghi urbani, come a condizioni di servizi che dovrebbero essere garantiti. E a questo vanno aggiunti servizi anche immateriali che le nuove città devono garantire”. Un tema che deve tornare oggetto di policy e non di atti amministrativi, sottolinea Moraci, dunque di riforme. “Va cambiato il paradigma del vivere, che va dall’abitazione al retrofit energetico, dalla mobilità sostenibile alla rigenerazione urbana, ma va anche cambiato nella modalità con cui questi processi di trasformazione devono avvenire. Ecco quindi che una delle condizioni del next generation va verso la transizione ecologica e la transizione digitale. Lo spazio urbano e del territorio non è più una proiezione dell’attività economica, è un diritto del territorio perché la qualificazione dell’ambiente determina le nuove economie”.
Spaziani Testa: il futuro passa anche dal ritorno nei piccoli centri

Per il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, complice anche la pandemia il futuro dell’abitare passa anche per il ritorno alla vita nei piccoli centri e borghi. “Ma adesso, c’è un problema che si sta presentando, che riguarda tutti i locali che sono diversi dalle abitazioni come i locali commerciali. Qui alla crisi degli anni scorsi, alle difficoltà del commercio incalzato dal quello elettronico, si è aggiunto oggi quello enorme delle difficoltà economiche degli esercenti che sta portando tantissimi alla chiusura. Cosa faremo di tutti questi locali? Degrado e abbandono rischiano di crescere anche per questo. Noi proponiamo misure per aiutare il commercio attraverso i locatori, ma anche la politica, il giornalismo, la cultura dovrebbero pensare a come farli rivivere”. E poi, aggiunge, la politica dovrebbe farsi sentire in Europa per sottolineare e sollevare che è specificamente italiano, cioè la necessità di manutenzione del territorio e dell’esistente, a partire dalla tutela antisismica.
Pietrobelli: Italia straordinariamente indietro nel digitale

Al professore Pietrobelli, Giovanna Casadio chiede di andare sul concreto e di individuare le priorità che la situazione attuale detta e il recovery plan deve prevedere. “La tremenda incertezza causata dalla pandemia si innesta su un problema precedente che è la mancanza di investimenti sulla ricerca da parte di Stato e grandi imprese”. Ma le capacità di risposta ai cambiamenti improvvisi “dipende dalle capacità personali, tecniche professionali, umane che consentano alle economie, alle città, alle imprese di reagire e sono alla base di ogni processo di sviluppo economico”. Di certo, spiega “di positivo c’è la scoperta dell’importanza del digitale”. L’Italia – sottolinea – “è molto indietro rispetto agli altri, soprattutto per quel che riguardo le competenze digitali del capitale umano”. Dati alla mano, illustra Pietrobelli, “l’Italia è straordinariamente indietro. Le imprese italiane stanno investendo nel settore, tuttavia il numero di occupati che abbiano competenze digitali è straordinariamente basso”. Per reagire, sottolinea “l’università ha un ruolo straordinariamente importante nel costruire le competenze. Noi come dipartimento di economia di Roma3 abbiamo deciso di puntare su questo con un corso di laurea che guarderà alla “Scienza dei dati”, la sfida è costruire competenze digitali e scommettere sulla tremenda interdisciplinarietà che il sistema oggi chiede e simultaneamente di avere giovani formati nella comprensione del sistema economico e delle imprese ma che al contempo sappiano analizzare, elaborare, programmare con i dati”.
Sud e investimenti, qualcosa non funziona
Tuttavia il divario in Italia è anche di infrastrutture e di mobilità. “Siamo chiamati a rispondere a tre condizioni: al divario che c’era nel Paese prima del Covid e a quello che c’è nel Paese fra Nord e Sud, non solo in termini statistici ma anche funzionali e il divario di genere – aggiunge Francesca Moraci – All’interno del recovery abbiamo diversi indirizzi, fra cui uno che riguarda il Mezzogiorno e ha a che fare con le infrastrutture, materiali e immateriali, che rappresentano un grande spazio di innovazione, e i grandi corridoi europei”. Tuttavia, nonostante i diversi moniti arrivati dall’Unione Europea, “noi abbiamo progetti cantierabili per il Nord pari a 74miliardi e solo 5 miliardi per quanto riguarda il Sud. C’è qualcosa che non funziona in questi meccanismi. Se il Sud ha bisogno di una quota di investimento così importante le grandi aziende di Stato devono avere un ruolo”.
Casadio: forse l’informazione non ha svolto sempre il proprio ruolo
Fa una sorta di autocritica Giovanna Casadio, che confessa “non sono certa che l’informazione abbia fatto fino in fondo il proprio ruolo. Purtroppo nelle fasi emergenziali il ragionamento diventa postposto di fronte a grandi parole d’ordine e non a caso i populismi vincono. Noi come informazione italiana siamo in una fase di grossa mutazione. Repubblica ha 134mila abbonamenti digitali che sono addirittura superiori a quelle di carte, è un ribaltamento. Questo comporta che tutti noi cambiamo. In questa grande incertezza, questo è un alto tassello”. Chiude il ragionamento il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, ponendo il tema della ricerca delle responsabilità di ritardi e incurie accumulati su infrastrutture e innovazione che oggi impediscono una rapida ripartenza del Paese.